RiTrovarsi, dopo anni, davanti al sacco appeso al muro è stato sorprendente. Aveva una consistenza conosciuta. Credevo di aver dimenticato la posizione, la scioltezza, il sùeggiù costante nelle gambe, lo scatto del sinistro, la giusta distanza dall'avversario. Ed in parte, in effetti, è stato così; ma dopo una mezzora circa ho cominciato e riconoscere come il sentore di quello spirito riflessivo e autoipnotico che ti da la boxe. Avanti, indietro, sinistra, avanti. Esquerdo, esquerdo, direito. Il jab non dev'essere potente, l'importante è che sia veloce, come lo scatto del cobra. Tac. Tac. Su e giù, su e giù - I glutei si contraggono, il tronco si torce, la spalla viene in avanti, sfrutti il movimento delle gambe - mira in alto, inspira col naso, espira grugnendo in corrispondenza della botta: c'è poco da fare, la ripetizione dei movimenti diventa automatica, scandita dai tre minuti a mille, intervallati da uno sempre troppo breve, e insomma si comincia a pensare. Ho pensato all'arrivo alla stazione di Porto, che anche lì c'è un fiume, e il treno passa sopra uno dei sette (?) ponti di ferro ad arco che lo guadano, molto retrò, en pendant col centro della città, voilà. Cazzo, siamo a metà giugno, possibile che ci sia la nebbia? Non era nebbia, bensì latteo fumo di sardine abbrustolite: a banchi, a containers, a pescherecci, a milioni, come in una gigantesca moltiplicazione di biblica memoria. Festa di Sao Joao: gente, quanta ne vuoi, un fiume. I martellini di plastica sonora che, per tradizione, bisogna sbattere sulla testa a chiunque si incontri, producono una rumore continuo, ossessivo, e ogni sei metri c'è un bimbo che ti caccia sotto il naso un fiore viola che odora d'aglio, ma dice che porta fortuna. Una strega, due, tre, tutte mi ricordano te, quattro, cinque, sei, ma se non so neanche chi sei, sette, otto, di donne qua ce n'è un botto, nove, dieci, millanta, e la mal di testa è tanta. Bam, Bam, BAM! Tieni la guardia quanto parti col destro! E poi la partita, volevi sapere come l'ho seguita io, Lettore? Gli europei di futebòl sono stati motivo di incontri, conversazioni, miglioramento dei rapporti di lavoro, good vibes inviate verso casa, urla occasionali, financo spiegazioni sul perchè "mi piace il calcio dal punto di vista sociologico". E poi siamo andati a vedere la finale con tutti gli amici spagnoli, e vabbè, è andata così. N'imbarcata. Eduardo mi ha detto vamos, è solo futebòl, ma c'aveva un sorriso da un'orecchio all'altro, grazie tante. Lì è stato un po' meno bello, tifavo per noi. Però tutto il Portogallo stava dalla parte dell'Italia, a parte un bambina di dodicianni, Andreia, che mi ha rivelato che le piaceva di più la Spagna; ma lei non conta, perchè è sempre contro. Estas, triste, eh? mi dicevano tutti oggi. Sulle punte, sempre sulle punte, pianta quel jab ben là in alto. Penso alle occasioni che ho perso nelle ultime settimane e poi penso al consiglio di un amico, che m'ha detto ricordati il detto del vecchio cinese: non so se questo è bene o se questo è un male. Direito, esquerdo, esquerdo, tens que fazer como un toureiro, jogo de pernas, esquerdo, direito, vai pa frente...