domenica 18 novembre 2012

Silvia. Il prossimo viaggio.


Atterriamo in due città diverse, in due momenti diversi, ma nello stesso continente, nello stesso paese. Partirai di nuovo, ma intanto viviamo insieme questo bell'autunno. Ci addormentiamo tardi, la notte, perché ci piace parlare. La mattina invece ci alziamo presto per andare a lavoro. 
In questa stagione di licenziamenti delle commesse un lunedì mi suona il telefono. Mi chiamano a fare qualcosa che amo, il lavoro che sento mio. 
Così tutto il giorno i bambini mi chiamano maestra. E tu la sera mi chiami per sapere cosa ho preparato per cena. La buona riuscita dei miei piatti è una scommessa che perdo volentieri, mentre tu ridi e ti assicuro che anche stasera avevo cucinato con amore. 
Oggi, dopo colazione, andiamo alla stazione. 
Ti faccio ciao con la mano e decido che non scriverò più. Abbandono il romanzo dei nostri continui viaggi, del perdersi e del ritrovarsi. La scrittura ci ha a lungo tenuto in scacco coi suoi gorghi affascinanti e terribili, non voglio più vederci vivere sulla carta. Le nostre ferite colossali le curerà questo autunno, il prossimo inverno, o il prossimo anno. Forse, il prossimo viaggio. 

1 commento:

  1. Molto ben scritto ma non chiaro, forse volutamente. Il presente sembra la condivisione, il futuro la separazione, ma, in questo stesso contesto (leggasi: con questa stessa persona), non è chiaro se il futuro preveda invece qualcosa che non verrà più vissuto solo, o quasi, sulla carta.

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