domenica 21 ottobre 2012

Silvia. Dall'altra parte del pianeta. E ti vengo a cercare.


Ci lasciamo una notte d'estate su una strada provinciale. E non c'è niente di più triste. Ore giorni settimane il cambio dell'armadio il cambio di stagione e tante cose per non pensare.
Poi arriva l'autunno. 
Domenica sera. Esco da lavoro e vado dritta alla macchina, decisa a tornare a casa prima possibile. Nove ore di centro commerciale, di stare un po' male, di voler urlare e non poterlo fare. 
Mi sento chiamare mi fermo mi volto. Sei te, e sorridi. Deve essere una legge speciale, per cui chi si lascia sulle strade provinciali si ritrova nei parcheggi dei centri commerciali. 
E così succede che sei lì, e sorridi e sorridiamo e mi dici che stai per partire per un altro viaggio di lavoro. C'è solo il tempo di un concerto insieme, qualche giorno dopo, una sera in cui piove, o forse la pioggia è solo nella mia memoria. Poi parti e non si sa bene quando torni, o semplicemente non ho capito io. 
E mentre sei dall'altra parte del pianeta, al centro commerciale è di nuovo domenica, è sempre domenica. Perchè qui la domenica è come il lunedì, e non c'entra nulla con la canzone di Morrissey. Nessun giorno è silenzioso e grigio. Lavoriamo sempre, ci sono luci troppo forti dappertutto e la musica ci segue anche in bagno.
Ma poi, la sera, quando esco tardi, l'aria è fresca e chissà perchè mi ricorda il mio tempo felice a Berlino. Le passeggiate notturne lungo il canale, o da una fermata all'altra della metro, quando era troppo tardi anche per l'ultima corsa. Dopo i concerti le feste gli amici, dopo la musica e la birra. In quella città solenne e bellissima che se ci penso troppo piango.
E allora cambio pensiero e penso a te, che sei dall'altra parte del pianeta, e dormi quando io lavoro, e lavori quando io dormo. Che dormo di traverso nel letto grandissimo. E non lo so se ci ritroveremo di nuovo, nonostante tutti i chilometri che in questi anni non hanno fatto altro che dividerci, e non so se arriverà il giorno in cui lavorerò mentre lavori anche te, e la notte sarà la notte per entrambi. E chi lo sa se il fuso orario sarà annullato finalmente per sempre, per noi, un giorno. 
Così anche questa domenica sta per finire, e mi preparo a dormire, nel letto grandissimo da sola di traverso. Che tra qualche minuto è lunedì e si continua a lavorare. Ma questa domenica è diversa. Perchè decido che domani, quando torno a casa, la sera, con l'aria fresca, faccio la valigia. 

sabato 6 ottobre 2012

Autunno a Montreal, Quebec (Gechi)


Sto gustando una fetta di pumpkin pie, il dolce alla zucca che si mangia il Giorno del Ringraziamento (maddecheahò), quando Linus aspetta nel suo orto sincero l'arrivo del Grande Cocomero (Great Pumpkin, nell'originale). Qui si festeggia molto prima che negli Usa. Domani la cena di rito, solo che invece di tacchino faccio risotto alla zucca barucca e pollo marinato e arrosto.
Cena moderna di famiglia "estesa", cioè mia figlia, sua madre, il suo partner e un'amica in comune. Nessun problema, siamo molto rodati. Sono appena arrivato a Montreal e non è che conosca gente. Frequento un corso intensivo di massoterapia e ho fatto amicizia con un vietnamita che mi ha portato in una pizzeria napoletana tappezzata di foto di Totò, con camerieri sudamericani e cuochi chissà. Nel cuore di Petite Italie, che un'amica italiana ha definito commovente per il suo anacronismo italofilo.
Intanto ho scoperto che il giardino botanico è un parco immenso e aperto al pubblico, con laghetti, boschi, orti. Si può sgattaiolare senza pagare dentro il giardino cinese o quello zen, nel cui stagno abbiamo visto tantissime carpe, quelle tutte colorate, screziate o dorate, che vengono sopra il pelo d'acqua in cerca di cibo e sembra che vogliano uscire del tutto. Sempre nel parco un mattino ho visto un barboncino che inseguiva una volpe, scena comica da Tom e Jerry.
Ora le foglie si colorano d'autunno e il Québec è veramente bello.

Non ho più tanto tempo per scrivere, studio molto perché è un corso intensivo. In primavera avrò nuove prospettive e arriverà il disgelo. Ora il tempo di costruire e sudare e superare gli ostacoli e le difficoltà di così tanti cambiamenti. Era ora.

mercoledì 3 ottobre 2012

Il fascino del proibito (Felice, USA)

Si è appena conclusa la trentesima settimana dedicata ai libri proibiti nelle scuole americane. Per carità, una cosa molto sottotono, che ha viaggiato più su internet che fra le librerie. Ad oggi, ci sono circa 300 titoli che assemblee di genitori hanno chiesto (e spesso anche ottenuto) che fossero eliminati dal programma si studio. Io credo che, nonostante tutto, sia un esercizio di democrazia da parte dei genitori e sicuramente mette in evidenza la loro attenzione su ciò che la scuola insegna o dovrebbe insegnare.
Detto questo, il modo migliore per fare pubblicità ad un prodotto artistico, è proibirlo. E infatti, dando un occhio alla lista, a me è proprio venuta voglia di leggerne qualcuno. Co l'aiuto di un sito internet, ho selezionato:


  • The giver, di Lois Lowry. In un mondo perfetto (nessuna povertà, crimine, malattia disoccupazione) un adolescente viene prescelto perchè conservi le memorie della comunità, sotto la supervisione di un vecchio saggio. Ed è proprio attraverso i racconti del vecchio saggio (The Giver) che il ragazzo capisce che la società può essere pronta a pagare il prezzo della propria umanità in nome di una società stabile e senza dolore. Il ragazzo si ribella e si rifiuta di pagare il prezzo. (Come fai a resistere a non leggere una cosa del genere?)
  • Fahreneit 451, di Ray Bradbury...ironia della sorte, questo libro censurato parla della censura dei libri, sotto forma di rogo. Cioè, il libro si autovendica...
  • Harry Potter e la pietra filosofale, di J.K Rowling, ...pure harry potter!
  • Il risveglio, di Kate Chopin. La storia di una ragazza che si rifiuta di prendere marito. Pubblicato nel 1899 fu così aspramente attaccato che l'autrice non scrisse più. E ancora non la buttano giù
  • Amatissima, Toni Morrison. Ormai un classico della nobel afro-americana
  • Il diario di Anna frank.
  • Ragazzo da parete, di Stephen Chbosky. Racconta della confusione sessuale, identitaria, alcolica degli adolescenti. Attaccato dai genitori perchè può confondere un adolescente.
W la libera lettura