lunedì 30 aprile 2012

Vanessa, Newcastle upon Tyne, U.K.

Domani si celebra in quasi tutta europa la festa dei lavoratori. Ma non qui in U.K. No. 
Il primo di maggio non ha niente a che vedere con manifestazioni, san pietrini e neppure rappresentazione storica. Qui e' un giorno come un altro e mi ci sono voluti diversi anni per adattarmi a tale 'bruta' realta'. 
E' festa il primo lunedi' di maggio. Ma non c'e' niente di relativo ai lavoratori. 
I lavoratori, dunque non si celebrano in questo paese? E' la diversa cultura affilliata al lavoro. E' una cultura diversa in tanti aspetti e tra questi anche il lavoro. Si finisce l'universita' a 21 anni e si diventa manager a 25. In ufficio si va dalle 9-5 e la pausa pranzo e' di 20 minuti circa. A lavoro ci si veste eleganti e si mangiano patatine di ogni tipo, biscottini e si beve te' o caffe' ogni ora o quasi.
Poi si finisce in ufficio e si va a bere un birra al pub fino alle 6-7 poi cena e a letto alle 9. 
Se ti piace la televisione i programmi serali, inclusi film, iniziano alle 7 e finiscono alle 9, 9.30. Poi ne seguita un'altra fascia ma e' come se fosse della tarda ora. 
E' in questo periodo che si inizia ad andare in vancanza. Il viaggio costa meno e la stagione e' piu' accogliente che di luglio o agosto quando iniziano le pioggie torrenziali. Ma se ti piace campeggiare, come a me, e vivi vicino alla costa, come noi, bada bene che il vento qui arriva facilmente a 70 miglia all'ora, e ti porta via la tenda!
Fa ancora freddo e sono a casa con il cappellino di lana e il golfone a collo alto. Stamani sorridevo. Una mattinata grigia e silenziosa. La brina non si e' sciolta per tutta la giornata ed e'come se la natura e altri esseri respiranti si siano fermati, per riposarsi in questa giornata da selva oscura. camminado per il parco le mie scarpe erano ricoperte di erba bagnata. Pero' gli alberi sono in fiore e l'erba, grazie alle grandi pioggie dei giorni passati, e' fresca e rigogliosa.
Allora domani cerchero'di festeggiare, almeno a modo mio, lontana da li ma con il cuore dietro l'angolo. 

giovedì 26 aprile 2012

Hora da Liberdade (MatteLisboaPortugal)

"Il nome di Revolução dos Cravos deriva dal gesto di una fioraia, che offrì garofani ai soldati. I fiori furono infilati nelle canne dei fucili, divenendo simbolo della rivoluzione e insieme segnale alle truppe governative perché non opponessero resistenza."




Ieri era il venticinque Aprile, che mi è un giorno importante già laggiù al Belpaese, figurati qua. Festa nazionale e dia feriado

Martedì notte si esce perchè, la mattina dopo, sepòddormì. Ecco che mi esce l'idea di uscirmene: vado ad un COOLectivo COOLtural dove, da locandina, è promessa una banda bluegrass, virtuosamente spacciata per "l'unica del Portogallo"; solo tre euri d'ingresso, gente. Scendo le scale, mi fermo a guardare il gruppo da fuori, son tutti lì col costume tipico, i sombrèros e le cravatte; suonano bene ma la gente è seduta, è country bianchissimo, troppo per me, che mi ero portato l'armonica; allora raccolgo un volantino col programma del mese, lo sbircio disattendo, pensando che in fondo, anche se fuori è bruttino e non fa assolutamente il caldo che dovrebbe fare, o almeno che vorrei che facesse, forse val a pena di uscire nel vero senso della parola, piantando in asso il coolectivo e tornando là dove succedon le cose: nella Rua. Detto, fatto. Metro: destino Baixa-Chaido

La città notturna si riempie, coagulandosi di persone a vista d'occhio; e la primavera, è risaputo, imbellisce tutti a rotta di collo. Ti lascio immaginare che bolgia. Per fare atmosfera, ecco la colonna sonora che ho in mente, un singolo che sta vendendo tantissimo in Portogallo e che cantano tutti. Parla della crisi, del sudore e della voglia di uscire dopo una settimana di lavoro, sapendo però che non ci son soldi. E' stupenda. 



Comunque: seguo una banda sgangheratissima di percussionisti, con rullanti, shekerè, svariate grancasse e campanellini e bastoncini; bevo vinho verde colle bollicine; la gente intorno sorridono, e apprezzano, e formano un corteo che arriva, danzante e frizzante, diretto al miradouro (belvedere) di Alcantara, dove c'è banchetti e altra gente che aspettano. Sul palco dapprima c'è un cantor con la chitarra, poi l'atmosfera si scalda e sale una bandazza afrobraziliana di quelle che ti fan ribollire dai piedi fino a sù in alto; e comincian le danze, e durano anche un pezzo. Finisce la musica e partono i cori: la mezzanotte è passata e siamo all'anniversario della rivoluzione. Buon 25 Aprile.


La mattina dopo - mattina, saran state le due- ci si sveglia e fuori piove. Però voglio andare al corteo, così esco ancora. Siamo tanti e i garofani rossi sono dappertutto.








La pioggia è finissima e cade orizzontalmente, schivando gli ombrelli per bagnarci meglio. Immagino che sia come uno sfottò del destino, il Grande Manipolatore che da lassù ci sfida ad arrabbiarci un po' di più. Sfiliamo verso il centro, in un'atmosfera un po' surreale ed impagabile che mi affascina e m'incanta. Scruto la folla alla procura di sguardi da incrociare, e qualcuno ne trovo anche. L'appuntamento con una nuova liberazione (personale o COOLectiva, non m'è dato saper) è rimandato almeno di una settimana, quando arriverà il Primo di Maggio, e forse il sole. Vinte e cinco de Abril sempre, fascismo nunca mais

martedì 24 aprile 2012

Gechi, Victoria, Canada

È questa la stagione dei play-off di hockey, sport nazionale e passione folle dei canadesi. Infatti a me non importa una pippa, per quanto abbia anche la cittadinanza. Ma tant'è, io son rimasto a Nostra patria è il mondo intero.
Insomma i play-off, i pub pieni di gente, le auto che sventolano le bandierine della squadra di Vancouver, i ragazzini che giocano a palla hockey per strada, nei campi da basket, dappertutto. Se ne vedono sempre meno però; sempre di più, come in Italia del resto, i ragazzini hanno la vita regolata da attività programmate, sport organizzati, e da genitori iperattivi e stressati che li scarrozzano dappertutto, tutto il santo giorno. Va bene anche così, ma io son contento di essere cresciuto giocando  per strada, nei campi di mais, nelle vigne. Si giocava a pallone finché faceva così buio da non vederci più. Anche qui il calcio è popolare, forse perché costa poco rispetto alle spese necessarie per l'armamentario dell'hockey. Conosco dei genitori che fanno delle levatacce alle 4 di mattina per portare i pargoli alla partita settimanale. Chissà perché invece nel calcio le partite erano alle 8-9 di sabato, e io e Sofia andavamo in vespino, con la vice-allenatore in auto per portare i palloni e quant'altro. Qui ci sono molti campetti, alcuni tutti gobbe e buche, ma l'erba c'è sempre. Ho anche giocato o allenato in campi artificiali: sono fili d'erba finti con un fondo di pallottoline provenienti da pneumatici riciclati. Non male, ma se cadi e sfreghi la pelle nuda sono stelle e scintille. Il calcio fra le ragazze è popolarissimo e il Canada va meglio al femminile (maschile non pervenuto, forse li vedremo ai Mondiali, se riescono a battere Messico e vari caraibici).
Però qui non c'è l'atmosfera di un Paese che vive, respira, sogna il calcio. Al massimo coi Mondiali, nelle grandi metropoli piene di immigrati, si va al caffè e si incontrano facce da tutto il mondo, e poi i clacson e la folla rappresentativa della nazione vincitrice. L'anno scorso, con un amico italiano, siamo andati al pub a vedere la finale della Champions, Barcellona Manchester. Circondati da tipacci nordici (poveri illusi), con alcune piccole sacche di tifosi del Barça, guarda caso tutti "etnici" (latini, arabi, africani).
Il calcio del Barça proviene in linea diretta dai cultori del bello: l'Olanda di Cruyff, l'Ungheria di Puskas, e moltissime squadre latino-americane, dove il calcio era un gioco più che una società per azioni. Sto leggendo a proposito storie deliziose e commoventi dal libro di Eduardo Galeano, El fùtbol a sol y sombra. Inizia con una dedica ai ragazzini che lui incontrò una sera a Montevideo, mentre tornavano dalla partitella e cantavano: Ganamos, perdimos, iguàl nos divertimos. Se fosse sempre quello lo spirito.

lunedì 23 aprile 2012

Vanessa, Newcastle upon Tyne, UK

Stavo pensando di iniziare un diario dove scrivere i generi di libri che leggo cosi' da poterli alternare e ricordarsi anche dei titoli che ho nella mia biblioteca. Cerco sempre di avere sul comodino vicino al letto almeno 3 libri che leggo piu' o meno in contemporanea e che tengono mesi prima che siano finiti. Un libro deve essere in italiano, se classico ancora meglio. Al momento ho il Barone Rampante di Calvino. Mi fa quasi piangere ogni volta che lo leggo. Un libro in Inglese e al momento sto attraversando una periodo classico birttannico e ho appena finito Alice nel paese delle meraviglie e iniziato Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovo' . Vado spesso in una libreria di seconda mano grandissima, organizzata in una vecchia stazione del treno http://www.barterbooks.co.uk/(guarda il link!) e mi sono presa un'edizione meravigliosa delle opere complete di Lewis Caroll con le 65 illustrazioni originali. Meraviglioso! Il terzo libro, poi, e' di solito una novella grafica. Ne ho ricevuto uno per il  mio compleanno ma devo ancora leggerlo. La copertina e' stupenda e le illustrazioni pure, solo il tema mi lascia un po' andare. E' una storia romantica e al momento i miei occhi vogliono rincorrere sintassi di altro genere...ma prima che poi arrivera' anche il suo turno!
...mi stavo quasi dimenticando. dal mio comodino e' un bel po' che oramai siede il giornalino di Gianburrasca. Edizione speciale con le illustrazioni. Non vedo l'ora di poterlo leggere a mia figlia sperando che lei lo adori come me! ma a volte i libri si scoprono da adulti. Pinocchio mi faceva paura da piccola, ho sempre, per fortuna, evitato di vedere il cartone animato, ma anche la storia era buia e come lontana per me. Per me pinocchio e' un libro da adulti. Adesso ho una versione con l'audiolibro letto da Paolo Poli e se non rido e piango quando lo ascolto vol dire che sto male. Mi fa divenir subito nostalgica della Toscana, della sua lingua, dei suoi modi di fare, della gente. Questo come altri libri mi connettono con la mia terra lontana, la Toscana che vedo si e no' un paio di volte l'anno e me la fanno rimpiangere come non mai. I libri inglesi, invece, mi connettono con la realta' e la terra che mi circonda, che ammiro e rispetto e che ha tante storie e avventure ancora da narrarmi.

sabato 21 aprile 2012

Piú veloce!!!! Piú veloce!!!!! (Alessandro, Sundsvall, Svezia)

Anni fa, non ricordo come fu, in una notte di Gennaio mi arrivarono gli echi di Azzurra, Il moro di Venezia ed, infine Luna rossa. Ho combattuto l'attrazione di questo mondo dorato, che probabilmente con la vera navigazione aveva poco a che fare, ma il fatto che le barche competessero a due a due, una contro l'altra, alla ricerca di un vento che fosse bastevole per muoverle, e non si parla di rifoli, il fatto che spesso la tattica e la strategia prevalessero anche sui dettagli tecnico-meccanici....... e probabilmente il fatto che questa battaglia fosse centenaria, e si combattesse allora dall'altra parte del mondo, con la partecipazione dei "kiwi" che mi affascinano da sempre..... insomma sia io che mia madre ne rimanemmo talmente affascinati da perdere le nottate davanti alle immagini di Tmc, vedendo le quali spesso sembrava non succedesse nulla....... 4 anni dopo riuscii anche a farmi svaligiare la casa durante la notte mentre io in camera mia stavo guardando le finali di Louis Vuitton Cup.......
Perché dico tutto questo? Da quando uno svizzero, che poi é italiano, é riuscito a vincere la coppa e portarla in Europa, trasportandola con tutto il suo mega-businnes sui canali tv a pagamento, e poi cominciando a stravolgerne i centenari regolamenti, l'avevo persa di vista, poi la scorsa settimana, quasi per incanto mi si é ripresentata durante uno zapping pomeridiano nelle sue nuove vesti...... mi sono immediatamente reso conto di essere in difficoltá, i catamarani hanno una velocitá troppo alta per me, ci sta poca gente sopra, sbandano tra prua e poppa che non faccio nemmeno in tempo a capire da che parte sta, le barche corrono tutte assieme invece che a 2 a 2...... la strategia..... la ricerca del vento...... ma quann'maaaaiiiii (il "round", come viene chiamato, si svolgeva a Napoli), ste nuove barche trovano da sole il vento anche dove non c'é...... e vanno, si alzano, hanno una vela di concezione aerotecnica, non tessuta, cucita o quant'altro, ma una vera e propria ala tipo quella di un'aereo, che viene "piantata" o "sradicata" sulla barca con una gru (e non con la forza di braccia dei marinai)!!!!!!
E queste barche sono lo specchio dei tempi, dei vecchi tempi, dei nuovi tempi, prima piano, bisognava cercare (il vento), pensare scegliere (la strategia), ingegnarsi quando c'era bonaccia se la regata era giá partita, controllare l'avversario....... ora invece si deve solo pensare a correre, correre, correre, piú veloce, piú veloce!!!!! 
Ma cazzo!!!!! Io una volta guardando le regate mi rilassavo!!!!! Ora mi stresso!!!!!
Ma andate un pó tutti affán........!
 

giovedì 19 aprile 2012

ALEEEEEETI! (Matteo, Lisboa, Portugal)

A me io, da piccolo, mi piaceva il calcio. Mi piaceva giocarlo e guardarlo, e sapevo i nomi dei calciatori. Poi, dopo, crescendomi, per un bel pezzo ho snobbato pensando, probabilmente a ragione, che era una cosa commerciale, fanfarona, trònfia, ricca, imbrillantinata, meretrice e truffaldina. Ma il gioco però è bello, c'è pocodadì. Ho ricominciato ad apprezzarlo (in altre sue sfaccettature) all'università, condividendo appartamenti con giocatori incalliti, tipo poker, scommesse, e al campetto ogni martedì. Non ci sono entrato, in certi giri libertini, però mi interessava il fatto in senso sociologico, per così dire, e mi son trovato a leggere la gazzetta rosa prima d'andare dal lattaio, per intuirne previamente l'umore. 

Puoi parlare con chiunque del calcio, e quaggiù, alla foce del Tejo, è più vero che mai. Tutti hanno una equipa preferita. Il bidello, i bimbi, le nonne, i mendicanti, i professori.

Tutta 'sta minestra per dire che, oggi, c'è stata una partita. LA partita.  Da dieci giorni, barbuti baschi frenetici schizzano da una stanza all'altra della casa parlando del partido imminente, con aria tra il festaiòlo ed il complottista. L'Athletic Club di Bilbao scende fino allo stadio Avalade di Lisbona per sfidare lo Sporting. Semifinale di Europa Ligue. Le due squadre hanno storie speciali e fantastiche che non sto a raccontare. L'Athletic (leggi Alèeedi, una squadra basca di soli giocatori baschi) ha eliminato nientemeno che i diavoli rossi del Manchester United, vincendo entrambe le partite ed entusiasmando il pubblico. Lo Sporting viene dal successo contro l'altra squadra di Manchester, il City, arrogante proprietà di un qualche petroliere sceicco pascià o marajà de 'sta cippa, che compra i migliori talenti del mondo a vagonate di euri. Si affrontano, insomma, due autsàider delle leghe europee.

Guillermo oggi decide di non andare al lavoro, è troppo nervoso. La partita comincia alle otto di sera. Si alza alle undici, e mezzora dopo ha già addosso la camisola a righe rosse e bianche; piazza un cubetto di spaghetti congelati in un pentolino d'acqua ancora fredda, e poi schiaffa tutto sopra al fuoco, dimenticandosene; si posteggia davanti al computer per vedere le ultime dai campi, quasi tremando; comincia a scaldarsi la gola inneggiando cori bombaroli, dapprima timidamente, poi più convinto; chiama due o tre amici al cellulare; scrive su féisbu freneticamente. Esce, va a comprare la cocacola al supermercato, incontra trenta baschissimi compatrioti al parco, casualmente, e rientra con un sorriso a pieni denti. Mangia distratto. Esce, per incontrare altri biancorossi in centro. Allo stadio ci andrà verso le sei, al più tardi, per non perdersi niente. Esco anch'io.

Ma a me gustano entrambe le squadre! Perchè devo scegliere? La squadra di Lisbona mi è piaciuta subito per i colori sociali (mi ricordano quelli del rugby, a strisce orizzontali verdi e bianche) e per la storica subalternità rispetto al Benfica; quella di Bilbo per la caratterizzazione etno-poli-socio-psico-semio-strutturale e per l'allenatore, il profeta Bielsa.

La strada per il lavoro, la metro, le piazze, i ristoranti per turisti dove ti pelano: i paesi baschi sembrano essere tutti qui, a riempire questi posti. Inneggio anch'io, simpatizzando.

Del jogo, alla fine, ho visto solo il secondo tempo, tornato a casa dal lavoro. Gran bella partita. Il risultato dice 2-1 per i Verdi, che dopo essere andati sotto riescono a rimontare e sorpassare grazie alla determinazione e al pubblico di casa. I giochi si devono ancora chiudere, con il ritorno in terra basca. 

Son contento per i miei amici dello Sporting, ma per Guillermo si tratta di un mezzo lutto nazionale.

Mi piace interessarmi di una cosa così  sfacciatamente popolare come il calcio, mi piace proprio. Mi fa sentire immerso nel quotidiano, nel normale, nel comune. Ogni tanto (solo ogni tanto: andiamoci piano) mi ci vuole. Aspetto solo le notti magiche degli europei, prossima estate, per godermi le facce delle genti nei bar. 







mercoledì 18 aprile 2012

Bandiera di speranza (Felice, US)

Quando comincia ad essere difficile accorgersi di qualcosa di speciale, quando non ci rende più conto delle cose diverse che accadono, vuol dire che si comincia ad essere un pò meno stranieri. Il tran-tran giornaliero in fin dei conti è lo stesso ovunque ci si trovi. Eppure qualcosa resiste. Cosucce, intendiamoci. Ma tant'è, per metterla proprio sul venale, esattamente una settimana fa ho spedito i moduli per la richiesta di rimborso di una parte delle tasse. Non è stata una mia idea. E' obbligatorio. E io mi sono apprestato a questa incombenza per pura imposizione burocratica. Avevo ancora una decina di giorni prima della scadenza, ma avevo da fare. Dovevo partire per una settimana e quindi, per evitare rincorse dell'ultimo momento, ho spedito i moduli con dieci giorni di anticipo. Sono partito tranquillo. Sono ritornato. Sotto la porta della mia camera ho trovato una busta di quelle burocratiche. Conteneva un assegno. Ma pensa un pò. mi hanno rimborsato le tasse prima della scadenza dei termini. Ero stupito. Ma anche contento. Ho ripreso il lavoro quotidiano. Il solito tran-tran. Lavoro. Pausa pranzo. Di solito mi riscaldo nel microonde quello che riesco a prepararmi la mattina. Poi esco per un caffè. Fuori si sta bene e fa un caldo ormai quasi estivo.  Mi piace attraversare il giardino della casa dello studente, la Harvard Yard. C'è sempre un pò di vita e poi vedere turisti che fanno la coda per visitare una Università, una scuola, mi sa di miracoloso. Vuol dire che il mondo non è del tutto perduto. Ci volgiono 5 minuti per attraversare la Yard. Gli scoiattoli ti tagliano la strada. Ogni tanto penso che forse in una di queste stanze vive un prossimo presidente USA. O un premio Nobel futuro. Attraverso l'elite dell'elite. Sono nel cantiere della classe dirigente del futuro. Ed avevo questi pensieri in testa quando da una finestra aperta ho visto appesa una bandiera palestinese. Non ci sono centri sociali qui. Estremisti. Niente. Siamo nel santuario dell'establishment mondiale. Ed proprio uno di questi che un domani reggerà le fila di qualche cosa che ha appeso e quasi esibito una bandiera palestinese. Mi ha fatto l'effetto di aggiungere un pò di speranza alla speranza. E non so neanche bene il perchè.

martedì 17 aprile 2012

Il ritorno di Ken Parker (Gechi, Victoria, Canada)

Dietro casa mia c'è la dimora ufficiale del governatore della British Columbia, figura puramente rappresentativa e diplomatica, retaggio del vecchio impero britannico (ma la carica adesso è ricoperta solo da canadesi). La villa è in cima a una collina e tutt'attorno c'è un parco stupendo, aperto al pubblico, pieno di querce, formazioni rocciose, fiori selvatici e cervi - quelli che ogni tanto debordano e vengono a mangiarsi i fiori e le lattughe del vicinato. È in quel parco che io e il mio amico di Pordenone siamo andati a cercare i pissacani, ovvero le foglie di tarassaco. Lì l'erba è alta e ci sono molti alberi, quindi si trovano le foglie più tenere, non indurite e seccate dal sole. Sono anche meno amare. Anche i fiori sono commestibili, ma li raccoglierò la prossima volta. Mentre cercavamo, abbiamo trovato un paio di basi di pietra per le 'sweat lodge', ovvero le saune degli indiani (nome sbagliato, in realtà si chiamano First Nations People, cioè i primi a vivere qui, molto prima che li invadessero gli europei). Per costruirle, prima si crea una base rotonda e concava con pietre medio-piccole; poi si copre con molte frasche a formare una cupola, ricoperta infine con pelli e quant'altro per renderle impermeabili, sempre lasciando un buco centrale per la fuoriuscita del fumo (proprio come nei tepee). All'esterno della capanna, davanti all'entrata, si mettono sul fuoco altre pietre particolari (non di fiume o con spaccature interne, perché potrebbero scoppiare) e quando sono pronte si mettono al centro della capanna e ci si versa l'acqua per creare il vapore. Si tratta di una cerimonia di purificazione ed è molto importante nella loro cultura. Presso i Lakota, per dirigere tale cerimonia bisogna prima intraprendere 8 anni di cammino spirituale, accedere a un rito di iniziazione e apprendere il loro linguaggio sacro e i messaggi dei loro avi. Dico questo perché nell'ambiente New Age ci sono stati anche degli improvvisati e sono successi incidenti gravi.
Il calore raggiunto è tremendo (così mi è stato detto, prima o poi lo proverò anch'io) e si affrontano tante paure, fisiche ma poi si trascende e si affrontano realtà interiori molto intense. Estiq'atzi!
Come mai, ti chiederai caro lettore, si trovano cotali apparati in un parco del governatore? Perché lui è un First Nation, che si è anche costruito una canoa dal tronco di un albero (comunque voliamo basso, eh, scommetto che guida un SUV o una Mercedes).
Dato che siamo in tema, anni fa mi sono seduto a gambe incrociate a bere il tè dentro un tepee. Era enorme, con i pali in centro a spirale lungo i quali gocciolava la pioggia, mentre il resto era bello asciutto. Era la residenza estiva di due avvocati bianchi di Victoria, con la loro bella casa in città che li aspettava in inverno. E intanto Corvo Rosso e Pallida Luna vivono in una riserva.




lunedì 16 aprile 2012

Vanessa, NCL, Regno Unito

Aveva le labbra colorate rosso fuoco, qualche brillantino sotto l'occhio sinistro e tanto mascara nero da far risaltare il verde dei suoi occhi. Portava sempre dei vistosi e colorati fazzoletti in testa, una maglietta non troppo scollata sul rosa e una gonna lunga con gli stivali.
La conferenza andava avanti oramai da un paio d'ore ed era l'ora del break. C'erano frutta fresca, panini e torte come rinfresco. Io mi abbuffo cercando di bere piu' acqua frizzante possibile per mandare giu' i bocconi dei panini all'olio e delle fette di melone e fragole a cui non potevo resistere. Lei prese solo una piccola fettina di torta e si rimise a sedere, pronta per la seconda parte della conferenza. Mi volevo avvicinare e chiederle di lei e  della sua esperienza, ma ero troppo goffa, troppo occupata a pensare alle domande da porre e tropo indaffarata a non sbriciolare troppo. Mi sentivo un pomodoro ripieno pronto a esplodere.
Mi rimetto a sedere e scopro solo ora che la mia vicina di posto e' una poliziotta non in servizio. certo me lo sarei dovuto aspettare. Cerco di scambiarle un sorriso e a non pensarci troppo su e continuo a spelluzzicare uno dei panini rimasti nel piatto.
Prendevo attentamente gli appunti e alla fine della conferenza faccio qualche domanda aperta . Si apri' una discussione interessante anche se poche di noi e mi accorsi che lei non era troppo coinvolta. Poi venne chiamata  dalle organizzatrici della conferenza. Volevano una sua opinione, alla fine lei rappresentava un gruppo importante. Non mi piacque che la chiamassero. Se non voleva parlare c'era un motivo. E il motivo si senti' bene. Stava soffrendo per la cura ormonale iniziata la settimana precedente. Qualcosa non andava e il suo corpo non era piu' riconoscibile ai suoi occhi.
Qualche giorno fa ci siamo incontrate di nuovo davanti ad una tazza di te e biscottini farciti. Io ero sempre a mangiare e ridevamo di come era andato a finire bene uno dei progetti a cui avevamo partecipato. Poi parlammo della conferenza, quella sullo stupro e la violenza sulle donne. Mi disse che non si era mai sentita cosi' imbarazzata in un ambiente di donne. E io la capii. O almeno il mio cuore l'ha capita e la mia testa ha iniziato a pensare a come mai non ci si puo' sentire sicure al cento per cento anche in luoghi 'sicuri'.

domenica 15 aprile 2012

Silvia, un altro mondo


È un bel sabato mattina di sole e sono in centro con la mia amica Daniela. Nella vetrina di un negozio vedo un vestito che mi piace. Entro e lo provo. Penso: peccato, quest'anno non ho nessun matrimonio a cui andare. Ma la cifra mi tenta, ed esco dal negozio con un bel sacchetto arancione. Il vestito è lì dentro.
Il vestito rimane nell'armadio per un po'. Poi salta fuori l'occasione. Una specie di matrimonio, in effetti. Oggi diventa prete una persona a me molto vicina. Il vestito esce dall'armadio e viene con me in Duomo.
Lì dentro sono del tutto fuori luogo. Non sono d'accordo con molto di quello che viene detto, anzi talvolta ciò che sento riesce ad infastidirmi. E il giovane prete che, in ginocchio, regge il libro dal quale il vescovo legge finisce presto per diventare il simbolo di ciò che fatico a sopportare. Perchè un uomo deve fare da leggìo ad un altro uomo?
È una giornata lunga, ho il tempo e il modo di pormi decine di altri perchè. E vorrei riportarli tutti, ma è tardi, e riesco solo a riascoltare il mio disappunto nel vedere quell'uomo in ginocchio. Spero che perdoniate la mia brevità, forse la leggerezza, addirittura la superficialità, delle righe su quest'oggi e su quest'altro mondo su cui mi sono affacciata. Ma è tardi e riesco solo a riascoltare...

Processioni (Picchi, St Andrews, Scozia)

Ieri ha avuto luogo qui a St Andrews la processione annuale del Kate Kennedy Club uno dei club più antichi dell'università. E' dedicato al molto amato vescovo James Kennedy, costruttore del San Salvador's College e della Cappella nel XV secolo, e a sua nipote Lady Katharine, sa succeditrice nel presiedere nel castello della città. Il club, esclusivo e solo maschile nonostante le recenti polemiche al riguardo, ha il compito di celebrare la storia di St Andrews, organizzare raccolte di beneficenza e mantenere le tradizionali buone relazioni fra gli accademici (quelli che portano il "gown" rosso) e i cittadini. La processione organizzata dal club in collaborazione con la città ricorda ogni anno personaggi illustri della città e del mondo accademico.










Sono stupita dal palpabile senso di comunità che si respira qui. Soprattutto nel vedere come persone provenienti da tutto il mondo facciano proprie e si dedichino alla cure delle tradizioni di questo posto con grande facilità. Le dimensioni della città e dell'università aiutano certamente. 
E' curioso come allo stesso tempo si abbia la sensazione del collegio, nel senso di boarding school, di luogo esclusivamente dedicato allo studio dove non ci si "ancora". Non conosco nessuno che venga da St Andrews, né che pensi di viverci una volta terminati gli studi. Durante le vacanze pochi rimangono qui e in generale il posto è avvertito come un grande campus piuttosto che una città vera e propria.

ps: ho dovuto rubare le foto dai giornali studenteschi perchè la processione me la sono goduta dalle finestre della biblioteca.

sabato 14 aprile 2012

Lagom (alessandro, Sundsvall, Svezia)

Scusa scusa scusa....... mio lettore, mi sono fatto senza volere le vacanze di pasqua e pasquetta...... senza assolutamente accorgermene (almeno fino a mercoledí) ho saltato un sabato..... chiedo vénia, non volevo...... non me ne sono proprio accorto.......che vuoi...... sará la vecchiaia che avanza....... a grandi passi.

Per pagare pegno oggi ti stupiró con mirabolanti effetti speciali........ oddio forse so esagerando........ diciamo...... "lagom"......... si insomma...... abbastanza...... quanto basta....... né troppo né troppo poco...... il giusto.

La parola "lagom" ha in Svezia un significato di forte tendenza all'ordine.
La sua traduzione letterale in italiano é una di quelle di cui sopra, anche se nessuna di esse si adatta perfettamente, lagom é molto piú...... preciso..... rigido....... non sgarra, è esatto come potrebbe esserlo un numero razionale. Se invece mi lasci sbizzarrire con una traduzione non letterale, che sorge piú da sensazioni che non dal mero significato letterario, allora direi.......monotono...... come la massa decide, codifica ed accetta........ alienante........ standard......... e per finire lasciami un dovuto "CHE PALLEEEEEE!!!!!!!"

Si sarebbe portati a credere ad un retaggio di generazioni passate che tendono ad evitare scossoni dell'ordine costituito ed eccessi, ma saremmo poi sorpresi dallo scoprire che oggi come oggi i piú strenui difensori del "lagom" sono i giovani svedesi, molto attenti a parlare lagom, a bere e quindi ubriacarsi lagom  (a meno che peró non sia venerdí sera, e talvolta sabato, o non ci sia la festa di paese), a guardare lagom, altrimenti potrebbe dar fastidio, ad impegnarsi nel volontariato o comunque fuori dal lavoro lagom, a sorridere lagom, possibilente a labbra serrate, a ridere lagom, qualitativamente e quantitativamente, senza troppo rumore o troppi singulti, possibilmente con una mano davanti alla bocca, a fare sesso, da soli o in compagnia, lagom, a divertirsi lagom...... né di piú né di meno. Ogni ulteriore sbavatura, piccola o prorompente che sia, sarebbe puro deprecabile eccesso, sfacciato, smodato baccanale ridanciano, grand guignol, burlesque, orgia di disgustoso piacere, sintomo di piú o meno celata follía, possibilitá di patologia mentale, forse mania o dipendenza, sicuramente maleducazione,inciviltá, barbarismo.

Tutto ció che esonda dal lagom viene immediatamente sanzionato dalla piú violenta reazione possibile..... le teste si girano nella direzione opposta dal non-lagom accadimento con espressione e smorfia che palesano pubblico disgusto...... reazione, ovviamente, "lagom"

giovedì 12 aprile 2012

Fare Come Se (MaLisPo)

Come sarebbe secondo te? Ritrovare il senso? Cioè, come potrebbe essere? Se, dico, il fatto di sentirsi obbligati per forza di dire delle cose assieme, tutti nello stesso modo, fosse qualcosa di  sconosciuto, o dimenticato, o mai sperimentato? Mi immagino una manifestazione che scorre un po' silenziosa tra le strade di una città, e i manifestanti che si guardano attorno, e anche tra di loro, un po' silenziosi anche loro, che magari parlottano, e che poi quel parlottare si trasforma in una discussione, e che solo allora, dopo che si è parlato e riparlato, e discusso, sempre di più, uno se ne venga fuori gridando uno slogan, o qualcosa che ci somigli, e che gli altri, prima circospetti, e poi man mano gasandosi a vicenda, si ritrovino a gridare la stessa cosa, nella stessa maniera. Un ipotetico ritorno al grado zero dell'esperienza di piazza? Come sarebbe? Sarebbe una scoperta grandiosa ed emozionante, la condivisione pubblica di un tesoro. Quand' èro bambino mi ricordo che c'erano certe musiche, ma solo certe, che mi facevano venire veramente le colombe allo stomaco, nel senso che erano bellissime. E appena sentivo la melodia bellissima, volevo cantarla. Andavo a letto la sera, sognandomi quelle note, e la notte era nervosa e agitata, dato che non vedevo l'ora di svegliarmi per ascoltare di nuovo. Non c'erassolutamente paragone con tutte le altre musiche, che per la gran parte mi schifavano. Però quella, o quelle poche! Un'altra storia! Riscoprire il senso di quel tipo di emozioni, viscerali e incarnate nell'esperienza malleabile, fresca e fertile di un marmocchio! E se fosse possibile, veramente? Una cosa così? Intendo, anche in altri contesti? Nel quotidiano, più in generale? Immagina un bel parco pubblico, una sera di giugno, verso il tramonto, con gli alberi e le vecchie vasche termali, e un palco d'assi d'abete, e la gente che mangia le piadine, e l'aria è frizzante, e ci stanno tanti sorrisi attorno, e c'è un divano sotto un grande tasso, un po' defilato ma  ben visibile, illuminato da candele e zampironi. E che fosse un angolo magico, per parlare ed emozionarsi. E se esistesse, un posto così? Come sarebbe? Come sarebbe praticare un po' di sana patafisica, la scienza delle soluzioni immaginarie? Come sarebbe Fare Come Se?

martedì 10 aprile 2012

Fiori e letame (Gechi, Victoria, Canada)


La città è in fiore, questa settimana sono esplose le aiuole, i prati, i viali alberati. Dappertutto narcisi, ciliegi e i tanti fiori selvatici della costa. E poi il giallissimo dente di leone, o tarassaco, o pissenlit, perché diuretico. Con le foglie raccolte nel giardino ho fatto un'omelette deliziosa, in cui l'amarotico delle erbe era moderato dal dolce delle cipolle. I fanatici del prato all'inglese odiano quel fiore, considerato una malerba. Io quando vedo un prato all'inglese tutto tirato a lucido o un campo da golf sterilizzato penso a un immaginario film di Buñuel, dove una mandria di vacche volanti scende in picchiata e li fertilizza allegramente (idea rubata da Giorgio Gaber). E, tanto per restare in tema, se da una parte la città è fragrante di aromi floreali, dall'altra delle tubature fognarie si sono rotte e hanno riversato in mare circa 30.000 litri di ti puoi immaginare cosa. Hanno dovuto chiudere tutta una spiaggia al pubblico e dovranno eseguire una perizia sull'impatto ambientale. Se qualche proprietario di casa sulla spiaggia avesse avuto intenzione di vendere, adesso dovrà aspettare un bel po'. Holy shit! - come dicono da queste parti. Per cui a Pasquetta, la programmata gita in bici a quella spiaggia fu modificata e siamo andati al lago. Abbiamo trovato un fazzoletto d'erba fra le rocce con vista panoramica e mi son preso la prima scottatura dell'anno, perché non mi aspettavo ci fosse così tanto sole e caldo.

venerdì 6 aprile 2012

Spring break ed escursioni (Picchi, Roma - St Andrews, Scozia)

Questa settimana sono stata in Italia. Lo chiamano "spring break" oppure "Easter holidays" anche se lunedì prossimo ho lezione e quindi il giorno di Pasqua sarò in viaggio. Per essere precisi sono arrivata a Roma il 23 Marzo. Era il compleanno di un caro amico e subito dopo aver lasciato la valigia a casa mi sono fiondata alla sua festa per sorprenderlo. 
Qualche giorno dopo il mio arrivo tre amici da St Andrews sono venuti a Roma a trovarmi. La mia famiglia si è gentilmente arrese all'invasione di due americani e un tedesco che per una settimana si sono accampati in casa nostra. 
Ho sempre avuto l'impressione che quando i turisti vengano a Roma si sentano come in visita a Disneyland. Nessuno lo ammette ma sono convinta che stentino a credere che si tratti di una città abitata. 
In ogni caso, mentre qui splende il sole a St Andrews, mi dicono, nevica e a mia madre, che volve che riportassi a Roma i vestiti pesanti, rispondo con un sorriso. 
Dato che non ho parlato della Scozia ho pensato di pubblicare delle foto di un'escursione fatta in Marzo a Killiecranckie con la Breakaway society.








Ora vado a prendere il treno per Padova!
Buona Pasqua a tutti!

giovedì 5 aprile 2012

succede sempre tutto in Aprile (mAtte, lisboA, portugAl)

Ieri mattina mi son svegliato e. Anzi, no. Parto con più calma. Parto da dove ero rimasto, e cioè da una settimana fa quando, senza avvertire nessuno, non ho scritto nel blog. A mia parziale discolpa posso dire che è stato il mio primo pacco, nel senso che avevo sempre scritto, ogni giovedì. La settimana scorsa era appena morto Tabucchi, proprio qui a Lisbona, e quello avrebbe dovuto essere l'argomento, a rigor di logica. Se ne è parlato molto in Italia, un po' meno quaggiù. Ci son stati funerali molto partecipati. Io, però, di Tabucchi non ho mai letto niente, e m'era giunta solo vagamente qualche voce su di lui e la sua opera; ondepercui, non avrei saputo bene che dire. Poi passa una settimana così di semilatitanza informatica, trascorsa a pensare all'argomento del post del prossimo giovedì quando mi sveglio, faccio colazione, esco e due metri fuori dal portone becco un tizio con l'aria un po' sconvolta che sta dipingendo delle scritte sulla muretta davanti a casa mia.

 Lì per lì mi fermo a guardarlo, e questo m'ignora bellamente, sorridendo. Allora chiedo. E vengo così a sapere che si sta per girare una serie (dai, solo un paio di scene, ovvio) proprio sotto casa mia! L'argomento è molto interessante, e rinfrescherà la memoria storica ai portoghesi: si parla della rivoluzione dei garofani del '74-'75, culminata nel famoso 25 Aprile (succede sempre tutto in Aprile, diceva Paolini negli "Album"). La serie (di cui ho scordato di chiedere il nome, scemo che sono) verrà trasmessa in estate su un canale nazionale. C'è da dire che l'ambientazione-location è veramente perfetta e molto anni settanta, anzi le strade mi sa che non le puliscono proprio da quel periodo; i muri qui attorno sono tappezzati di poster simil-rivoluzionari, che nei prossimi giorni non mancherò di saccheggiare.
 Avrei voluto farmi riprendere mentre cantavo canzonacce con la chitarra, sporto dal balcone. Ma dovevo andare al lavoro, così lo hanno fatto i miei coinquilini, gridando in modo irriverente alla troupe e alle comparse per farsi notare. Per quanto mi riguarda, l'apparizione televisiva sarà per la prossima volta.

Dimenticavo: camarada, quaggiù, significa il contrario che da noi, e cioè "compagno". Che non si nutrano dubbi, non su queste cose, per lo meno...

Il prossimo, son sicuro, sarà un gran bel 25 Aprile.

mercoledì 4 aprile 2012

Ho incontrato Bill Gates (felice, US)

Bhe, l'ho sparata grossa per attrarre l'attenzione. Ma non ho sparato troppo alto. Alcuni emissari della fondazione Bill & Melinda Gates (marito e moglie) sono venuti ad incontrarci perchè vogliono finanziare progetti di ricerca per sviluppare sistemi di diagnostica di malattie per i paesi poveri. Il loro motto è quello di costruire sistemi che costano poco e che funzionano senza elettricità e batterie! Insomma, questi miliardari hanno a cuore la vita di poveracci che vivono dall'altra parte del mondo. Però c'è un particolare che mi scandalizza. E' che Bill e Melinda lasceranno in eredità ai figli solo il 2% dei loro averi. Non lasceranno neanche l'azienda (la Microsoft). Tutto il resto andrà a finanziare progetti di ricerca che hanno lo scopo di migliorare la vita di persone che non se la passano molto bene e che molto probabilmente un computer non l'hanno neanche mai visto dal vivo! E comunque la filantropia sembra essere una nuova vena della scienza contemporanea. Infatti, a pochi passi da dove sto scrivendo, qualcuno ha lanciato la campagna "un computer per ogni bambino", che prevede la progettazione e la realizzazione di computer ad un prezzo inferiore di 100 dollari. Possono la scienza e la tecnologia cambiare il mondo? Sicuramente, che domanda! Ma che siano anche capaci di aumentare il numero di sorrisi, questo l'avevo sempre sottovalutato.http://one.laptop.org/stories








martedì 3 aprile 2012

Victoria, Canada (Gechi)

Sta primavera non arriva, come nemmeno un'idea su cosa scrivere. Non è successo nulla questa settimana, a parte il vento, la grandine, un po' di sole e i vicini che stanno rifacendo il giardino, il letto dell'orto rialzato, eccetera.
Aspetto il sole per seminare tante cose, compresa la rucola. Ma com'è che qua la chiamano "arugula"? In Toscana dicono rughetta, o mi sbaglio?
Vattelapesca.

lunedì 2 aprile 2012

Vanessa, Newcastle upon Tyne, UK

E ritorna il grigio e la pioggia dopo quasi due settimane di sole da maglietta e pantaloncini corti. Ma va bene cosi'. La siccita' aveva ridotto le pozzanghere negli orti a misere e prosciugate ombre di fango senza ranocchiette  e senza insettini. Ora nella pozzanghera del mio vicino d'orto, ci sono tre belle raganelle a sciaquettarsi e poi andranno a spasso anche per il mio orto a tenere d'occhio le lumache =).
E' davvero il tempo di mettersi sotto con scavare, rigirare la terra e sopratutto preparare i semi  che andranno poi nella terra fresca e rigogliosa. La terra inglese e' nera, ricchissima di nutrimento e  relativamente facile da lavorare, rispetto a quella dura e argillosa di tante zone della toscana. Ma qui la competizione e' dura. Per poter mantenere un'orto 'sociale', cioe' in pezzi di terra divisi in tanti orti e distribuiti ai cittadini locali, bisogna far vedere di esserne in grado e fare un buon lavoro. C'e' chi lo usa per coltivare fiori, alcuni lo usano per coltivare un tipo solo di verdure e fare le gare dell'ortaggio piu' grande e chi come me lo usa per verdura e frutta di rovo.
Ieri ho appena raccolto le prime gambe di rabarbaro con cui si puo' fare una buonissima marmellata, poi abbiamo raccolto i porri che sono oramai pronti per zuppe e condimenti e abbiamo piantato i primi tuberi. 
Poi , oltre a continuare a rigirare la terra per prevenire la fuoriuscita di erbacce, c'e' da piantare le patate e le zucchine e i primi cavoli per l'inverno e poi mmmm le zucche gialle!

Purtroppo non ho molta fortuna con la mia serra. Tutto quello che metto dentro, di solito pomodori, muore per diversi motivi. Sono ancora un'inesperta nel coltivare in serra...non ci riesco! Magari qualcuno ha dei consigli da darmi?