venerdì 29 giugno 2012

nuovi mondi, vecchie abitudini(claudio, firenze, italia)

Ieri sera ho visto la partita. Con la mia famiglia, i genitori di una compagna della Titta e gli amici di Pippo. Nel passato ho sempre tifato contro l'Italia, non per ciò che è ma per ciò che rappresenta: un'ancora di salvezza. Un'ancora di salvezza per le delusioni, per le amarezze, per le difficoltà, per le illusioni, per i torti. Un'ancora di salvezza per gruppi sociali, partiti, governi, mercati, media. Un momento di rivincita. Per questo e altro ancora ho sempre tifato contro. Meglio il sesso mi dicevo. Meglio la lotta, mi dicevo. Meglio l'impegno, mi dicevo. Meglio qualsiasi altra cosa reale. Anche ieri mi sono approcciato così alla partita. Quasi quasi tenevo per la Germania, facendo l'errore inverso. Sapevo come sarebbe stata usata una probabile vittoria. Ma già pensando alla probabile vittoria mi sono ritrovato con la sicurezza che l'Italia avrebbe vinto. E, di sicuro, con i gol di Balotelli. Cazzo, ne ero sicuro. Sono cambiato, mi son detto, ora faccio anche i pronostici. Perciò eccomi a cucinare per 12 persone, roba fredda naturalmente e eccomi a tifare. Ma è successa una cosa strana, finita la partita mi sono sentito solo. Già immaginavo i titoli dei giornali, già sentivo i commenti che mescolavano economia, politica e calcio. La mamma di Balottelli, il figlio di Cassano, la rabbia di Buffon e checcazzi! Mi sono rifugiato qui su 7W, avevo bisogno di sapere come era andata in Portogallo, come avevano vissuto la sconfitta e come Matteo viveva la nostra vittoria. E in Olanda, Christian di sicuro non ha dubbi. E in Inghilterra ne sarà fregato qualcosa agli inglesi e a Vanessa? E negli Usa  ad Harvard  sanno cos'è il calcio. Di sicuro Gechi in Canada avrà palleggiato per tutta la partita. E in Svezia, nel freddo nord, quante birre avrà bevuto Ale? E in Scozia? E i guerrieri in Battaglia che avranno fatto, nessun disegno, ma si sono turati il naso? E l'Aquila di Milano pubblicherà un nuovo tweetbook sulla partita! E l'ex berlinese che sta sempre sul Prato, gliene frega qualcosa?
Ma la storia è strana(vero Chri) tende a ripetersi non solo nel mondo reale ma anche in questo virtuale. Gli amici ti lasciano (è la storia della mia vita) nella vita reale e poi arrivano i social network e li recuperi per un attimo e ti crei il tuo mondo virtuale. Ma anche questo mondo funziona come quello reale o no? E gli amici se ne vanno. Se ne vanno? e allora non ti resta che la prossima partita e a questo punto speri solo di vincere. O piuttosto, che vincano per te, merda!

lunedì 25 giugno 2012

Montreal e Victoria (Gechi, Canada)


Il 22 giugno c'è stata la quarta manifestazione consecutiva (una al mese) a Montréal per solidarietà con lo sciopero degli studenti contro l'aumento del 75% delle tasse universitarie. L'estate è arrivata e il numero di partecipanti si è ridotto (da 400.000 in maggio a 100.000), ma intanto si aggiungono altre città, compresa Ville de Québec, dove si organizzano marce simili. Nel frattempo il governo ha sospeso l'anno scolastico, che riprenderà in agosto. Le amministrazioni universitarie minacciano di "bocciare" chi non si presenterà, mentre le associazioni studentesche preparano il contrattacco e promettono di continuare la lotta.
I negoziati sono a una nuova impasse ed entrambe le parti non cedono.

Intanto a Victoria non arriva il caldo e i prati sono verdissimi. I miei spinaci e le bietole da coste godono al massimo in questo clima, mentre i pomodori arrancano. 
Il bello di questo posto è che c'è natura dappertutto. Sabato siamo andati a piedi su una collinetta qui vicino e da lì si vede tutta la città. Si vedono più alberi che case, a perdita d'occhio. C'era un vento fortissimo che quasi ti sbalzava dal suolo, nuvole spettacolari e un oceano spumeggiante. Si poteva sentire tutta la potenza della natura.
A pochi minuti dal centro ci sono monti, parchi, un laghetto circondato di verde con gli aironi e le aquile reali. Insomma, non ci saranno tanti concerti e festival, ma in compenso...Comunque a settembre vedremo il Cirque du Soleil, con uno spettacolo fra i miei preferiti, Quidam

mercoledì 20 giugno 2012

I Gnari (Mate Lisboa Portugal)

Stanotte non sono qua, stanotte la passo e ricordare ed immaginare altri posti. Riascoltare una registrazione importante, stasera, è più emozionante che mai. Le nuvole grige e umide dell'oceano son arrivate a coprire la città come un piumone ritardatario d'estate, non ancora sostituito con una classica copertina, proprio come il mio in 'sto periodo. Allora scappo, torno indietro, penso ai luoghi dai quali vengo. Deep River Blues. Piccolo Rag. I Gnari sono nati in una bellissima serata di Giugno, quando El Malva, mariachi e geografo della bassa padovana, m'ha chiamato in diretta, a me medesimo, a porre il nudo piede sull'assi d'abete del palco della festa della Popolare Associazione Culturologica La Vespa (http://www.lavespa.org/), in compagnia d'egli e d'un manico di chitarrista, RastaWolf, che pareva davvero avere un nido di cicogne in testa, e che mi guarda, poi guarda Malva e gli fa: e questo chi xèo? e la data ricorre quindi praticamente con un anno di tempo quasi esatto. In quel momento il benjoìsta, o suonatore di banjo, un ceffo detto Tamigi, stava cuocendo pizze e piadine e porchette poco più in là, ma tanto il destino l'aveva già travolto a sua insaputa, giungendo improvviso quale un'onda; e non restava che surfare: le prove cominciarono poco dopo; va da sè che il nome lo trovo indissolubilmente legato all'evento popolare paesano e bucolicoecologista.  Please doctor. Old Dan TuckerFolsom Prison blues. Fiume Sand Creek. Quel significato, "Il nido", lo abbiamo pensato come qualcosa di accogliente e caldo, come la musica che volevamo fare. Poi si spaziava parecchio, eh: soprattutto sui finali delle canzoni, che mai ci ricordavamo come finivano. You are my sunshine. Factory Girl. Hard times killin' floor blues. Bhè, insomma, sto riascoltando, con un bell'impiantone stereofobico, un concerto dell'ottobre 2011 all'Enoteca "Chez Luc", anzi fuori dalla medesima, che si sentono anche i treni passare, all'aperto c'han fatto suonare. 



Ciao a tutti, noi siamo un gruppo un po'... noi siamo in tour, un tour itinerante, un  po' ruzzantiano, infatti abbiamo deciso di intitolarlo "cachi fati e pomi ingranà", se ciamémo I Gnari, dai vai, vai, vai...  Jhon Henry, per esempio, questa è una canzone tradizionale, nel senso che non ha nessun autore specifico nel repertorio americano, e la cosa carina di questa canzone e che sia...porta lo stesso significato sia che sia cantata dai neri, sia dai bianchi, non c'è nessun: "ecco ma quéa xè 'na canson pa i bianchi, 'na canson pa i neri, no! xè càuntri, no! xè blus" e tratta, racconta di un uomo, questo giòn henri, di questo giovanni enrico, che lotta contro la macchina. Ci ripenso con immenso piacere stasera, mi rammarico solo di non aver proposto materiale nuovo, più dialettale e ancora più blues, che fosse originale e proponibile; ma mi riservo di correggere l'errore in futuro. Torno qui dove sono con il corpo, alla foce del Tejo, e penso a domani.




The Angels' Share (Barbara, Glasgow)


Uno dei posti che amo di più qui a Glasgow è il Grosvenor, un cinemino "di charme" nella studentesca Ashton Lane: due salette da un centinaio di posti ciascuno, suddivisi in comode poltroncine arancioni di prima classe, scolasticamente (romanticamente?) attaccate a due a due. L'atmosfera oscilla tra i '60 e i '70, un po' pelle e fòrmica in stile Happy Days (e qui di Ralph Malph con i capelli rossi ce ne sono parecchi), un po' l'inizio di "Annie Hall" con Woody Allen e Diane Keaton all'ingresso di un film di Bergman già cominciato da due minuti:
- Io proprio non posso entrare a metà... -
- A metà? Hai perso i titoli di testa e sono in svedese!-
I ragazzi qui, con gli occhiali di resina spessi e quadrati, e le ragazze coi jeans stretti e le magliette a fiori, capelli lunghi con la riga in mezzo, potrebbero davvero essere in fila dietro quei mitici due in ritardo, sotto l'insegna bianca al neon del cinema, con i titoli scritti in rosso ancora con i caratteri mobili di plastica.
In questi giorni al Grosvenor c'è una retrospettiva su Ken Loach. Domenica sera proiettavano "The Angels' Share" il suo ultimo film, presentato anche a Cannes, con la sceneggiatura di Paul Laverty, dove disoccupazione e microcriminalità per una volta trovano il riscatto sociale in una favola alcolica a lieto fine. Siamo andati a vederlo.
Essere a Glasgow e vedere un film girato a Glasgow e per di più di Ken Loach è sicuramente un'esperienza fantastica, ma decisamente sconfortante dal punto di vista linguistico: si supponeva che il film fosse crudo, ma anche molto divertente, devo ammettere che purtroppo i dialoghi in scozzese strettissimo, che hanno sicuramente conferito ulteriore realismo al film (come se non ce ne fosse già abbastanza), hanno ridotto al minimo le mie capacità di comprensione.
David, amico numero cinque e anglofono nativo, seduto accanto a me come un insegnante di sostegno, ha fatto quello che poteva affinchè non mi perdessi le battute migliori, ma la sensazione di smarrimento lessicale che mi ha dominata per 106 minuti, mi ha fatta uscire sconfitta, almeno fino a quando non ho scoperto che persino a Cannes il film era sottotitolato in inglese!
Comunque nel complesso il senso generale della storia mi era chiaro e considerato che le parolacce le capivo, forse mi sono persa solo metà del film...
E' un film da vedere, originale, estremamente ironico, come decisamente questo popolo sa essere, sorridente e a maniche corte pur sotto la pioggia quotidiana, in senso stretto e in senso lato.
All'uscita dal cinema ho parlato della violenza qui a Glasgow insieme a David, che fa l'infermiere sull'ambulanza e aveva riconosciuto in quella facce pestate del film, sicuramente più piene di cicatrici che di rughe, gli interlocutori tipici dei suoi turni, soprattutto serali, ma non solo.
Mi ha spiegato che il problema è legato ad alcuni quartieri in particolare, specialmente nell'East End della città, e origina dalla miseria profonda e dalla conseguente mancanza di opportunità. Dice che si tratta soprattutto di un'aggressività che resta interna alle bande di quartiere, un eterno, rituale e talora fatale regolamento di conti tra gang di giovanissimi, dove probabilmente l'estraneo non verrebbe nemmeno infastidito, anche se, è ovvio, è raccomandabile andare a passeggiare altrove, lontani dalla "booze and blades culture" ovvero dalla cultura dell'alcol e delle lame, dove il troppo bere scatena le risse.
Leggo e trascrivo il pensiero di Vince Egan, direttore del corso di Psicologia forense della Glasgow Caledonian University: "Quando la gente si aspetta poco dalla vita, sbronzarsi e fare a botte diventano attività primarie. Quasi a difendere un territorio che molto spesso è semplicemente la strada dietro il pub dove ci si è ubriacati".
Sembra che ogni notte a Glasgow vengono medicate oltre un centinaio di persone e che un ragazzo su cinque giri armato e appartenga a una delle cento gang in guerra tra loro per il controllo del territorio.
Nel film il protagonista viene spesso inquadrato sul viso per mettere in evidenza quello che qui viene definito il "Glasgow smile", ovvero una cicatrice che parte dall'angolo della bocca e può arrivare fino all'orecchio, fatta con un rasoio o un coltello o un pezzo di vetro. Qui usa il contatto diretto e ravvicinato, all'arma bianca.
Per chiudere più luminosamente (e non far preoccupare mia madre che mi legge) io per fortuna scopro ogni giorno il lato bello e poetico di Glasgow, proprio ieri per esempio, che è stata una giornata-omaggio di sole, in una stradina laterale che si chiama Otago Street ho incontrato la piccola bottega artigiana di Kenneth Chapelle, collezionista e riparatore di orologi, un personaggio bellissimo, da trent'anni immerso in quel sottofondo di tic-tac che è la musica da camera della sua vita, e ha iniziato a raccontarmela.
Non ho visto coltelli in giro, solo ingranaggi che andavano meravigliosamente d'accordo, ma questa è un'altra storia.

martedì 19 giugno 2012

Cuore d'Irlanda (Gechi, Canada)

In una pausa calcistica del vostro indignato speciale dalla rivolta del Québec, rendo onore ai migliori tifosi del mondo, gli irlandesi. Mentre perdevano 4-0 con la Spagna, e uscivano definitivamente dal torneo, nello stadio si alzava un coro altissimo, irresistibile, interminabile. Gli irlandesi cantavano The Fields Of Athenry, una triste canzone d'amore e di rivolta. La loro squadra perdeva e loro cantavano; gli spagnoli padroneggiavano e loro cantavano, indomiti, appassionati (e probabilmente alticci). E con l'Italia, lo stesso. Una lezione di civiltà e di allegria a tutti quei violenti che in realtà non amano il calcio. Come disse Eduardo Galeano, I tifosi violenti odiano il calcio come gli alcolizzati odiano il vino.

Qui a Victoria e in Canada la cultura irlandese ha radici profonde e St. Patrick's Day è una festa parecchio sentita. Molta gente si veste di verde e celebra bevendo birra verde. Non si contano le band di celtic rock ed è forte l'influenza della musica irlandese in genere. Al centro del centro della città c'è un bell'Irish pub, musica dal vivo e non solo Guinness.
Se si ascolta bene l'accento irlandese, si capisce da dove proviene, in parte, quello nordamericano.

La canzone originale:

http://www.youtube.com/watch?v=3dLA88jgwV4&feature=related

Cantata dai tifosi:

http://www.youtube.com/watch?v=KPSyuwub6zg


The Fields Of Athenry

By a lonely prison wall
I heard a young girl calling
Michael they are taking you away
For you stole Trevelyan's corn
So the young might see the morn
Now a prison ship is taking you away

Chorus
Low lie the fields of Athenry
Where once we watched the small free birds fly
Our love was on the wing
We had dreams and songs to sing
Now it's lonely round the fields of Athenry

By a lonely prison wall
I heard a young man calling
Nothing matters Mary when you're free
Against the famine and the crown
I rebelled they cut me down
Now you must raise our child with dignity

By a lonely harbour wall
She watched the last star falling
As the prison ship sailed out against the sky
Now she must live in hope and pray
For her love in Botany Bay
For it's lonely round the fields of Athenry

domenica 17 giugno 2012

Silvia. Non sono andata da nessuna parte


Stamani volevo andare al mare, e invece ho dormito fino a tardi. Di traverso, coi vestiti della sera prima. 
La scorsa domenica invece volevo venire da te, ma ho visto che i treni erano tutti in ritardo e sono tornata indietro. E poi al telefono, quando il giorno prima ti avevo detto che forse venivo da te, avevi risposto "fai come ti pare". E mi sembrava che avessi la voce arrabbiata. Hai detto subito che avevi mal di testa. Potevo pensare che fosse per quello che avevi quella voce lì, arrabbiata, ma invece ho pensato che fosse per me. E allora, al binario, anche se volevo farti una sorpresa, sono tornata indietro e ho detto dentro di me "addio".
Due sere prima al concerto mi guardavi di sbieco perchè quando sei arrivato mi hai sorpresa a ridere col cantante. Ogni volta che rido con un altro salti fuori te. E io dentro di me dico "addio", ma a quelli che mi fanno ridere, e mai a te. La tua voce forse era così anche per questo mio ridere. 
Fatto sta che non sono andata da nessuna parte, e non hai nemmeno telefonato per sapere che cosa mi fosse successo. Se il treno era in ritardo, o se ho sbagliato direzione, o se è venuto anche a me mal di testa. Forse mi immagini a ridere per giorni e giorni e giorni con qualcun'altro e per quello sei arrabbiato e non chiami. O forse era meglio se andavo al mare, se stavo lì a giocare con l'acqua, e poi tornavo a casa stanca, e dopo la doccia andavo a dormire di traverso. E domattina mi svegliavo bene. 
E invece domattina mi sveglio che è lunedì, che non devo andare a lavorare, ma studio per un concorso che non passerò. E l'idraulico non verrà neanche domani. C'è la doccia che perde, te lo ricordi. Praticamente il bagno diventa una specie di vasca. Fatto sta che io domani faccio queste cose, cioè quasi niente, e te di sicuro torni a lavorare perchè è lunedì e la sera ti viene mal di testa. Nella pausa pranzo non mi chiamerai perchè mi immagini a ridere con l'idraulico, e c'è già un precedente: quando si era rotta la caldaia e il caldaista mi invitò a bere. E io non ci andai. Ma te non fai che ricordare questo episodio. Come se io ci fossi andata.
La morale della favola è che sono a casa, e ancora non ho deciso se chiamarti per sapere se il mal di testa di otto giorni fa è passato. E resto a casa, perchè non si sa mai. Magari chiami. E magari è meglio se non esco, che potrei incontrare qualcuno e riderci insieme, e poi arriveresti te, e io di nuovo dentro la mia testa dovrei dire "addio".

venerdì 15 giugno 2012

La rivolta del Québec (Gechi, Canada)

La Corte Superiore del Québec ha cominciato martedì a esaminare la richiesta di sospendere l'applicazione di certi articoli della legge speciale 78, adottata il 18 maggio scorso e considerata anticostituzionale dalle associazioni studentesche e da 70 associazioni sindacali, ambientaliste e cittadine. Si appellano alla Carta dei diritti e libertà sia del Canada che del Québec.
Intanto imperversa la polemica suscitata dall'affermazione del ministro della cultura, secondo la quale il quadrato rosso è un simbolo di violenza e intimidazione. E allora, nella 52esima manifestazione notturna a Montreal, la gente si mette in fila per farsi tatuare quel simbolo su 4 cm quadri di pelle, mentre per tutta la città echeggia la musica di pentole e coperchi sbatacchiati.
Il negoziato fra studenti e governo, bloccato su un disaccordo di fondo, è stato ripreso ma con dei nuovi partecipanti: la Coalition large de l'Association pour une solidarité syndicale étudiante (CLASSE), che era stata inizialmente esclusa, più la Conférence des recteurs et des principaux des universités (CREPUQ) e i tre sindacati principali dei professori (CSN, CSQ et FTQ). Il governo si mantiene ora più defilato, per evitare una polarizzazione del conflitto.



lunedì 11 giugno 2012

V.G. Newcastle upon Tyne o giu' di li'

Mi scuso se sono stata assente nelle ultime settimane. Tanto lavoro da fare in una vecchia casa da rimettere e poca connessione a internet.

Qui c''e quello che in questo periodo mi piace leggere di piu'..magari c'e' un sito anche in italiano?

http://www.lysator.liu.se/~starflyer/calvinstrips.html

Calvin and Hobbes

xx

sabato 9 giugno 2012

Santos Populares (Matteo Lisboa Portugal)

Il 13 Giugno è il giorno di Sant'Antonio da Padova (secondo uichipèdia "il santo più venerato al mondo") che, oltre ad essere il protettore della mia città natale, lo è anche di questa fantastica decadente malinconica scapigliata e crepuscolare capitale europea. Il cattolico Portogallo sente molto questo tipo di tradizione, e nonostante il momento della celebrazione vera e propriamente detta sia soltanto la notte tra il dodici ed il tredici del mese, la festa è cominciata la settimana scorsa, all'inizio di Giugno, e andrà avanti fino agli ultimi giorni, come ogni anno da secoli a questa parte.
Il primo giorno sono stato all'inaugurazione della festa, ed ho assistito ad una sfilata di matti, come mai ne avevo viste in vita. Una compagnia teatrale polacca (compagnia? Un paese intero, sembrava, altrochè) ha imperversato tutta la serata mettendo in scena un corteo fantastico e immaginifico, con macchine di scena spettacolari e folli, ma perdavvero. Atmosfera:  Mittleeuropa primi novecento. Facce truccate e sporche di carbone, vestiti stracciati, un tizio con grandi ali nere da demone gorgheggia allegro, in piedi sopra un carrozzone ambulante con  dentro un gruppo di ottoni che suonano live del funk che neanche James Brown; la gente osserva, grida, ride, beve sangrìa (e te pareva?) e gli occhi attorno a me brillano di stupore, soprattutto quelli dei bimbi appollaiati sulle spalle dei padri per vedere meglio. Alla fine un vascello piratico-futurista viene issato in aria a venti metri d'altezza da un'enorme gru (!), e il nostromo timoniere grida come un pazzo; i fuochi  artificiali schizzano in aria a formare una cascata luminosa. Uao!


Nei giorni successivi (questi!) la città si è riempita di gente, soprattutto nelle ore notturne e nei quartieri dell'Alfama, la parte vecchia della città, quella che non è stata distrutta dal terremoto del 1755. Ad ogni angolo si trovano venditori più o meno abusivi di sardine (fatte alla brace, te le schiaffano nel pane con testa e tutto, una delle cose più buone e semplici e anche sporche che abbia mai mangiato) e chioschi grandi quanto un banco delle scuole medie che ti fanno bere birra, caipirinha, mojito, ma soprattutto sangria, e col caldo che fa non potrebbe essere altrimenti. Musica: palchetti improvvisati da dove viene sparata a tutto volume musica più o meno tradizionale melodico-popolare, fatta per ballare a braccetto, ma con sottofondo dance. Immagina tipo un "Romagna mia" con sotto il tunz-tunz da discoteca: ma è bellissimo eh, altrochè, è divertente e la gente per danzare fino a mattina non si fa tanto pregare. Non ti dico gli italiani che si trovano, con occhiali da sole notturni e vestiti tamarrissimi. Tra quelli, le icone di Sant'Antonio fuori dalle porte e i festoni avanzati da Natale appesi ai fili della corrente, a volte penso che mi sembra di stare quasi più in provincia di Caserta che non a Lisbona. 


La città è in depressione sintomo di recessione, questo non me lo cava dalla mente nessuno; sin da quando son qui l'ho trovata melanconica ed un po' arresa al fado, il destino che incombe. Ma sembra quasi che le forze per tirare fino a mattina ci siano sempre, come se la festa fosse un lusso che ci si può ancora concedere; o, meglio, un sorriso in più, qualcosa che male non può certo far.

martedì 5 giugno 2012

La rivolta di Montreal (Gechi, Canada)

I negoziati fra studenti e governo del Quebec continuano, ma sono a un'impasse. La possibilità di un accordo è lontana. Nel frattempo, ogni sera accadono piccole manifestazioni spontanee di gente che sbatte pentole, ferma il traffico, balla e canta e protesta allegramente. Ci sono anche gli anarcopanda e altre maschere. Per vedere un anarcopanda che abbraccia i poliziotti:
"L'anarchia può essere morbida e coccolona fra le tue braccia" dice l'inno di François Parenteau e Gaetan Troutet




Per giovedì è prevista una "manifestazione nuda" per protestare contro il Grand Prix di Formula 1, un avvenimento "schifoso e indecente", "simbolo della decadenza del neoliberalismo", "sessista e elitario". Tutte le altre varie manifestazioni culturali di Montreal non saranno disturbate dai manifestanti.
Un giornalista scrive: "Avete paura che rovini il turismo? Ma che cacchio vengono a fare i turisti a Montreal? Che vadano a Ville de Quebec." (la città più antica del Nordamerica)
Comunque gli studenti hanno ribadito che l'obiettivo non sarà di impedire alla gente di partecipare al Grand Prix, ma di "distribuire informazioni e quadrati rossi per far sapere ai turisti che sta succedendo qualcosa qui e perché vedono delle manifestazioni alla tivù."
Con l'avvicinarsi dell'estate, gli studenti vogliono mantenere l'impeto della protesta "regionalizzandola", ovvero sperando che quelli che torneranno alle loro famiglie per le vacanze ne diffonderanno il germe in tutto il Quebec. E intanto gli studenti dell'Ontario, che hanno in realtà le tasse universitarie più alte del Canada, cominciano a pensare a un autunno di mobilitazione.


(dal vostro indignato speciale GR)



domenica 3 giugno 2012

Massimo, Battaglia Terme, Italia

Chiedo scusa per l'altra volta, ero andato a fare 7 passi


Il Giubileo di Elisabetta, quello di Lene e quello di Ridley Scott (Barbara, Glasgow)



Due giorni fa sono andata all'ufficio postale della Dumbarton Road per spedire delle cartoline. Mi hanno sporto due quartine di francobolli che ritraggono la Regina Elisabetta II in ben quattro pose, due in bianco e nero, quarantenne a cavallo in occasione del "Trooping the colour" (compleanno ufficiale della Regina) del '67 e cinquantenne sorridente al Giubileo d'Argento del '77, e due a colori, durante la Garter Ceremony del '97, cioè la Cerimonia nella quale vengono insigniti i nuovi Cavalieri dell'Ordine della Giarrettiera, e al Giubileo d'Oro del 2002, completino celeste da cui spunta la gelida manina salutante. Li ho subito messi da parte per regalarli a mio padre, appassionato di una collezione filatelica anch'essa giubilare e me ne sono fatta dare degli altri, altrettanto reali.
Ogni occasione è buona, compreso il Diamond Jubilee della Regina di cui avevo preso atto ufficialmente, per attraversare la strada e andare a festeggiare al Maria's Cafè, un localino così bianco e azzurro che sa di mollette e di bucato. Uno da Maria ci va per un tè, ma soprattutto per quel dolcetto di consistenza aliena che sta sul bancone vicino alla cassa e che lei vende per 40 centesimi di pound, il "Tunnock's teacake" (dal 1890, forse se lo mangiava già la Regina Vittoria da bambina) una pallina composta da un involucro sottile di cioccolato al latte che riveste un'entità bianca soffice che non è meringa, non è marshmellow, non è panna, non è schiuma da barba, non è chewingum, però è buonissima, è un viaggio low-cost tra solido e liquido, il tutto ancorato ad una base di biscotto che invece riporta ad una realtà gustativa ben precisa. Maria, che è la mia seconda amica qui a Glasgow, mi fa capire, come immaginavo, che agli scozzesi non gliene importa granchè di Elisabetta II, a parte a quelli del pub poco più avanti che si chiama "The Windsor Tavern" (mica per altro) e ride scoppiettante, allora interviene Lene, berlinese, da 60 anni a Glasgow sul trono di moglie, madre, sviluppatrice di fotografie e ora nonna di sei nipoti, gli 86 anni meglio portati di tutta l'Europa Occidentale e mia terza amica qui, che dice a Maria di non schierarsi così apertamente visto che ha inaugurato il suo locale da poco e non sai mai con chi hai a che fare - you never know. Maria taglia corto col suo - That's what I "thaeink"! - le vocali di troppo rotolano giù dal bancone e conveniamo tutte e tre che almeno ci sarà il weekend lungo perchè lunedi, grazie al Regno, è stato proclamato giorno di festa nazionale.
Per antitesi alla polverosa atmosfera monarchica la mia serata si è conclusa con la fantascienza più sfrenata e la visione in 3D di "Prometeus" di Ridley Scott, una sorta di prologo di Alien, arrivato 30 anni dopo: non è un Giubileo di Diamante, ma almeno di Perla sì, e per quanto non fosse il mio genere, l'ho trovato davvero spettacolare.